Pillola di Fotografia #11: Serendipity. 11 Settembre 2001

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Pillola di Fotografia #11: Serendipity. 11 Settembre 2001

Ciao a tutti.

Eccoci al consueto appuntamento con la Pillola di Fotografia. L’undicesima. Per gli appassionati di calcio il numero 11 è il numero del bomber.

E’ così anche per chi segue le gesta sportive del Cagliari calcio. Il numero 11 è indissolutamente legato al Bomber per eccellenza. Colui che guidò una piccola squadra di una piccola città a vincere uno storico scudetto contro le più blasonate del campionato.

Ed ecco che anche io per questa undicesima pillola ho scelto un bomber della fotografia. Un autentico fuoriclasse della Fotografia di strada, quella vera, autentica. Quella che annovera dei veri e propri Maestri della Fotografia come Gary Winogrand, Joel Meyerowitz, Robert Frank giusto per citarne qualcuno.

La fotografia di oggi è di Alex Webb. Nato nel 1952 a San Francisco inizia ad occuparsi di fotografia, introdotto dal padre, sin dai tempi dell’università. Nel 1976 diventa membro effettivo dell’Agenzia Magnum.

I primi anni si dedica al reportage in bianco e nero in zone, ma saranno i viaggi nell’America latina a fargli scoprire la fotografia a colori. Perchè i colori sono una parte integrante di quelle zone. Le fotografie in bianco e nero erano dunque “incomplete” perché non restituivano completamente quell’atmosfera e l’influenza che questa ha sulla sua gente.

E da quel momento, per Alex Webb la fotografia sarà a colori. Vividi, accesi, saturi.

Devo ammettere che, inizialmente, per la Pillola di oggi avevo in mente ben altre foto di Webb, ma poi, nel mio sfogliare il materiale in mio possesso, sono capitato su questa foto. Per farvi comprendere il perché della mia scelta è necessario contestualizzarla cosicchè comprendiate appieno la forza del messaggio di questa fotografia. E quindi il motivo della mia scelta.

Intanto quando è stata scattata. L’ 11 settembre 2001, proprio mentre le Torri Gemelle crollavano. E’ inutile nasconderlo, ognuno di noi ricorda bene cosa faceva in quel momento. Io ad esempio tornavo da lavoro. Avevo staccato alle 15. Ero appena rientrato a casa e mi sedevo a tavola a mangiare. Così accesi il televisore e beccai il telegiornale che raccontava praticamente in diretta (considerata la differenza di fuso orario con New York) il momento in cui il secondo aereo andava a schiantarsi contro la seconda torre. Immagini terribili. E se lo erano per me che stavo a migliaia di chilometri di distanza è facile immaginare cosa poteva significare per chi invece abitava in una città che veniva profondamente ferita. Di prima mattina, quando la gente si reca a lavoro o ha appena incominciato.

Alex Webb racconta così gli accadimenti che portarono alla realizzazione di questa foto. “[…] stavo guardando la TV con mia moglie Rebecca quando il secondo aereo andò a schiantarsi nelle Torri Gemelle. Mentre raccoglievo la mia attrezzatura fotografica […] per dirigermi verso Lower Manhattan. Rebecca, che non ha molta esperienza nel fotografare conflitti e violenza, disse che voleva venire con me. […] Mi domandai se anche io facessi meglio a non andare. Un pensiero strano per un fotografo come me, che aveva già coperto situazioni di conflitto. Chissà cos’altro sarebbe successo alla nostra città quella mattinata terribile? E se ci fosse stata un’altra ondata di violenza e fossimo rimasti separati, impossibilitati a comunicare tra di noi? Decidemmo di restare assieme. Dopo aver parcheggiato la macchina vicina al ponte di Brooklyn proseguimmo a piedi verso Manhattan; il caso volle che in quel momento una signora uscisse da un edificio di Brooklyn Heights e ci invitasse a vedere Manhattan dal tetto di casa sua…”.

Il caso. Quella variabile che spesso viene in soccorso dei fotografi audaci. E fu proprio grazie all’intervento del caso che davanti ai loro occhi Alex e la moglie poterono vedere che, mentre in lontananza il fumo provocato dalle macerie saliva fino al cielo, minaccioso, una giovane donna si concentrava sull’unica cosa per lei realmente importante. Giocare col suo figlioletto. Senza curarsi di ciò che accadeva non troppo distante da lei.

Ecco, questa foto immortala una scena di ordinaria quotidianità in un momento in cui la vita di migliaia di persone viene sconvolta in maniera così tragica.

Ecco, questo è il vero potere della Fotografia. Raccontare la storia. Lo svolgersi normale della vita quotidiana anche quando accade qualcosa di terribile non lontano da noi. Perchè anche la vita quotidiana è storia. Probabilmente non quella che poi si studia sui libri ma una tassello che ci consente di allargare la nostra conoscenza dei fatti. Di renderci più ricchi culturalmente.

Bene. Oggi mi sono decisamente dilungato, ma spero che ne sia valsa la pena.

Voi cosa ne dite? Fatemi sapere come sempre sui canali social.

Alla prossima pillola.

Ciao!

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